Intervista al nostro CEO, Francesco Marcellino, per comprendere meglio le dinamiche del Digital Health, l’attività di Datawizard e quali impatti il COVID19 ha avuto nell’innovazione per la Salute

Da dove è nata l’idea imprenditoriale di Datawizard?

Quella di Datawizard è una storia che si intreccia a quella della mia evoluzione lavorativa. Professionalmente non nasco come imprenditore. Ho lavorato per 14 anni nell‘ambito della consulenza direzionale e consulenza informatica : molte soddisfazioni, ma la voglia di valicare i confini imposti dalla carriera in azienda – un po’ come nel mito delle colonne d’Ercole – ad un certo punto era diventata troppo grande.

Così, assieme ad un altro socio, nel 2012 fondai la mia società di consulenza digitale. Una realtà che oggi ha 4 sedi e dà lavoro a circa 180 persone. È lì che ho cominciato a navigare nell’oceano di opportunità offerte dalla frontiera digitale. Dopo poco tempo, però, mi fu evidente che un settore tra tutti avrebbe potuto beneficiare più di qualunque altro dalle dinamiche di convergenza che il digitale aveva messo in moto in quegli anni (2008-2012): il settore della salute

Fu così che, a neanche un anno di distanza dal deposito del marchio della mia prima azienda, creai anche un’altra startup nel settore della salute Digitale: Datawizard.

Inizialmente Datawizard era una startup con una challenge molto specifica: sfruttare gli Open Data sui medicinali per creare un servizio di valore per gli utenti. Era l’idea di Pharmawizard, l’app che ha reso finalmente “leggibili” i foglietti illustrativi dei farmaci a centinaia di migliaia di persone. All’epoca del suo lancio (2014) siamo stati addirittura l’app più scaricata sui Digital Store nella sezione Salute per diverse settimane e ad oggi siamo arrivati a quasi 1 Milione di Download e Subscription.

Pharmawizard è stato l’inizio di tanti altri progetti. Da quell’esperienza abbiamo capito molto sui modelli di ingaggio del cittadino-paziente, sul design dei servizi per la salute, sulle strategie per superare gli ostacoli di normative desuete, sui meccanismi di fidelizzazione, ecc.

Nel corso dell’esperienza in Datawizard abbiamo esplorato profondamente il mercato, le tecnologie e quei bisogni importanti da risolvere, non solo rispetto al contesto italiano. 

Oggi in azienda lavorano persone con background culturali e competenze molto differenti: sviluppatori, farmacisti, Designer che si affiancano a project manager che vengono dalla Silicon Valley, a Ph.D in Immunologia e Biologi molecolari con esperienze decennali all’estero cui si aggiunge un network di oltre 120 centri di ricerca, Università ed esperti del settore in tutta Europa che lavorano attivamente al nostro fianco per creare progetti molto innovativi. Questo per dire che lungo il nostro processo di consolidamento (da startup ad azienda) abbiamo acquisito 2 importanti consapevolezze: la prima è che la sfida della Digital Health (ora e negli anni a venire) è una sfida a lungo termine ed universale; la seconda, invece, è che per fare la differenza oggi è quantomai necessario avere una mente aperta e la capacità di contaminazione tra diverse competenze, come ad esempio tra il Designer ed il medico. 

Possiamo spiegare meglio qual è il processo di innovazione di Datawizard?

Datawizard innova attraverso 3 differenti linee di azione:

La prima è un’attività costante di partecipazione a diversi progetti di innovazione in Europa. Facciamo parte attualmente di 6 consorzi di ricerca Europei; uno tra questi è il progetto UNICOM, un progetto, finora mai affrontato in Europa, che mira alla standardizzazione della nomenclatura dei farmaci, la loro dispensazione e prescrizione Cross-Border.  Questi progetti, oltre a metterci in contatto con i migliori esperti di Digital Health in Europa, ci forniscono competenze e conoscenze con cui arricchire di valore le nostre offerte (piattaforme e consulenza) per il mercato.

La seconda linea di innovazione è l’applicazione di metodologie e processi di Design Thinking e Service Design rispetto alla sfide e agli spunti offerti dal mercato: coinvolgiamo esperti di diversi settori (medici, sviluppatori, designer) in sessioni di co-creazione progettate per stimolare la ricerca di soluzioni originali, competitive e sostenibili. Rispetto a questa linea di innovazione, mi piace citare la partnership che abbiamo con la Prof. Graffigna e l’ EnagageMinds HUB, primo Centro di Ricerca Italiano multidisciplinare dedicato allo studio e alla promozione dell’engagement – il coinvolgimento attivo – delle persone nelle condotte di salute e nei consumi alimentari.

Infine, la terza linea arriva dal mercato. Lavoriamo e ci confrontiamo quotidianamente con tutte quelle aziende che stanno orientando il proprio portafoglio offerta verso la creazione di servizi alla salute come leva di De-Commotization della propria offerta Core: dalle Assicurazioni alle Banche, dalle Utilities alle aziende Farmaceutiche e le Telco.

Questi confronti per noi sono fondamentali per rendere ogni progetto un’idea di business sostenibile e profittevole, in quanto ci permettono di completare la nostra visione e le nostre iniziative che nascono dalla ricerca pura con la concretezza del mercato e con l’evoluzione dei suoi bisogni.  

Oltre queste 3 linee di azione i veri motori della nostra capacità di fare innovazione sono la curiosità e la passione che ogni persona del nostro team porta dentro. 

 Per essere davvero innovativi – e non “atteggiarsi” ad innovativi – è indispensabile avere la capacità di saper cambiare prospettiva e sapersi mettere in discussione costantemente.

In che modo la pandemia da COVID-19 ha colpito inciso sull’attività di Datawizard e come è stata affrontata questa crisi?

Per Datawizard la pandemia è stata un catalizzatore. Molti dei nostri interlocutori (case farmaceutiche, assicurazioni, ecc.) hanno capito che digitalizzazione e innovazione sono hic et nunc, e che i tempi sono maturi per intraprendere strade nuove. 

Dal punto di vista organizzativo, il Covid-19 ha inciso poco sulle nostre attività: Datawizard ha un modello organizzativo flessibile e distribuito.

Già prima dell’avvento della pandemia il calendario delle nostre attività era scandito da conference call in remoto e progetti condivisi su piattaforme collaborative in cloud.

È stato necessario prendere decisioni difficili? E quali sono state le lezioni apprese?

Non siamo stati costretti a prendere decisioni drastiche, ma questo dipende da una serie di fattori: il settore in cui operiamo, flessibilità del modello organizzativo, modello di business, solido e diversificato, e via dicendo. 

In ogni caso questa pandemia è stata anche per noi un terreno di apprendimento. Si pensi solo a come si sono modificate le esperienze – Journey –  dei pazienti per accedere ai servizi di cura. Parlare di Patient Journey è un approccio che ormai ha dei limiti evidentissimi, che escludono molti fattori contingenti; si tratta di una prospettiva che non permette una chiara visione di insieme. Abbiamo osservato, ad esempio, che fare una visita, prenotare esame diagnostico non è processo che si attiva unicamente per volontà individuale (individual journey), ma può essere un’azione che corrisponde alla parte finale di un percorso – “funnel”- di marketing sociale che ha persuaso l’individuo ad agire a beneficio di un gruppo di individui. Ciò che si “vende” è un comportamento responsabile e corretto, il che implica una riflessione fuori dai canoni del marketing tradizionale. Chiunque voglia intraprendere percorsi di Health Marketing oggi, deve saper ripensare completamente al meccanismo di ingaggio dell’utenza ed evitare facili florilegi o parallelismi con strategie consolidate in altri settori.

In che modo viene gestito lo stress e l’ansia in questo periodo di emergenza sanitaria e come sono proiettate le persone e l’azienda verso il futuro?

Tanta resilienza, sia di individuale che di squadra. 

È accaduto spesso che le nostre sempre più frequenti call di lavoro si aprissero con una discussione sulla situazione attuale, condividendo nel quotidiano anche i nostri stati d’animo. Nell’ultimo anno nel nostro team si sono aggiunte persone che venivano da altri Paesi che di colpo si sono ritrovati a vivere in una città nuova, sotto lockdown e in una dimensione di lavoro dissociata rispetto al lavoro in ufficio. Sono condizioni che possono portare a forti stress, per questo motivo ho cercato in prima persona di ascoltare di più, di capire aspettative, paure e esigenze anche oltre la sfera lavorativa. Un gesto semplice in fondo, ma che sentire meno soli e aiuta molto a superare quei problemi comunicativi che facilmente ostacolano lo scambio fluido quando si lavora in smartworking.

È stata dura ma ne siamo usciti, tutti, molto bene. Questo è quello che intendo per resilienza di squadra.

Come già detto la sfida che stiamo affrontando è una sfida di lungo periodo. Il Digital Health in Italia, ma più in generale nel mondo, non ha ancora un vero e proprio mercato di destinazione, il contesto è ancora molto liquido e la domanda è ancora piuttosto latente. In sostanza è l’offerta che sta stimolando una domanda potenziale e non l’inverso. Siamo agli albori di un nuovo mercato, gigantesco e molto interessante; chi muove i primi passi lo fa soprattutto educando e sperimentando per trovare strade e casi d’uso migliori. 

Il cantiere 2021 di Datawizard prevede la realizzazione di una nuova piattaforma di servizi digitali. Si tratta di un progetto molto importante, la cui idea nasce a valle di uno scouting strategico di soluzioni di Digital Health a livello globale. Un lavoro di ricerca molto consistente e solido che abbiamo intenzione di pubblicare tra poche settimane, in cui abbiamo incrociato in una matrice di valutazione prodotti, tecnologie, mercati e modelli di business, seguendo un framework di selezione legato all’analisi dei flussi di investimento.

Sul medio periodo il discorso è chiaramente diverso: rimane ferma la nostra strategia di crescita nell’ambito dei progetti di innovazione: è grazie a questa linea di attività che riusciamo a generare nuovi insight e sperimentare nuovi servizi sul mercato da proporre ai nostri clienti.

Inoltre, ad ulteriore testimonianza del nostro trend di crescita positivo, vi è il nostro team interno, che nell’ultimo anno si è irrobustito della presenza di: 1 Senior Service Designer con esperienza verticale su tematiche Salute, 2 Data Scientist, 1 Ph.D di origine greca con esperienze in Olanda ed un Ph.D a Milano con esperienze nel Sud-Est asiatico. 

In che modo è posizionata Datawizard rispetto alla concorrenza nel mondo del Digital Health?

Il Digital Health è un oggetto abbastanza particolare e non si può definire ancora come un settore tout court.

Datawizard ad oggi non ha competitor diretti – capaci di offrire gli stessi servizi – ma piuttosto dei comparable: società con competenze simili alle nostre, ma applicate in altri settori.

Sul mercato il nostro valore è dato da un approccio consulenziale sempre orientato alla consapevolezza permanente dell’obiettivo: reinterpretare i meccanismi di ingaggio, re-ingaggio e attivazione degli utenti su piattaforme di Digital Health, che sa sfruttare innovazioni, service design e un competenze di sviluppo digitale per la messa a terra di un progetto.

Le faccio un esempio: ad oggi Datawizard è l’unica società ad essere certificata da Eheden – https://www.ehden.eu/ – un network che opera per garantire l’interoperabilità e la standardizzazione, a livello europeo, dei dati sulla salute. Se oggi un’azienda volesse sviluppare un progetto digitale in compliance con le regole di interoperabilità europee, rilevante per l’utente, avviare uno sviluppo digitale e renderlo un business maturo, Datawizard è l’unica azienda in Italia, e tra le poche in Europa, in grado di realizzare un progetto del genere.

Quali sono Francesco le tue considerazioni finali su questa emergenza? 

Mi imbarazza quasi ripetere che si tratta di un periodo difficile e di crisi, ma mai come in un’emergenza come questa bisogna rimanere lucidi e concetrati per sapere interpretare questo momento come una fase.

Prendendo a prestito le parole di 2 importanti figure scientifiche del ‘900 vorrei ricordare a tutti che:

“Nel mezzo delle difficoltà nascono le opportunità.” (A. Einstein)

“Non temete i momenti difficili. Il meglio viene da lì.” (R.L. Montalcini)

La Montalcini e Einstein, oltre ad essere degli intelletti straordinari, durante le loro vite subirono ingiustizie profonde, oltre ad attraversare 2 guerre mondiali, la pandemia di influenza spagnola, la crisi del ‘29…

Forse oggi, prima di lasciare spazio alle angosce e paure, dovremmo ricordarci il profondo messaggio che queste persone, attraverso queste parole, ci hanno donato.